Buongiorno a tutte/i

Alla soglia dei 40 anni con un corpo che ha sempre vissuto di rendita e del quale raramente mi sono dovuta lamentare, ho pensato che sarebbe stato meglio fare un’onesta presa di coscienza sulle conseguenze della forza di gravità e della mia scostante attività fisica. Ho deciso quindi di partire alla ricerca di una maggiore consapevolezza riguardo al cibo e all’alimentazione in generale. Premetto che la mia alimentazione è sempre stata sana, ma avevo la sensazione di non combinare bene i cibi, le quantità e la distribuzione nel corso della giornata. Infatti non mi sbagliavo. 

Dopo un primo incontro con Emanuela durante il quale mi ha misurata,  alta 1.68 e il mio peso era intorno ai 59 Kg, mi è stato chiesto di scrivere un diario alimentare per una settimana/10 giorni. 

Ecco, il solo rileggere una mia settimana normale mi ha fatto capire che più che la qualità o quantità del cibo, il mio problema era nella distribuzione. Avevo infatti l’orribile abitudine di fare una colazione abbondante poiché sapevo che avrei saltato il pranzo ed infine arrivare all’ora di cena con molto appetito e chiaramente mangiare troppo e troppo voracemente. La meraviglia della “dieta” che mi è stata proposta consisteva nel fatto che ho ritrovato tutti gli alimenti che abitualmente consumavo, ma  ben calibrati. Ciò ha fatto sì che non mi trovassi ad avere una fame eccessiva.

Non dovendo scendere di molti chili o non avendo un disturbo alimentare non ho faticato troppo, però non è stato sempre facile, considerando il fatto che sono una persona abbastanza gaudente e con una vita sociale piuttosto intensa.E’ piuttosto impegnativo  limitare le birrette serali( ho iniziato il percorso con Emanuela in primavera), gli aperitivi quando inizia a tramontare tardi il sole e si mangiano solo patatine e cibi non proprio raccomandati, cene fuori e degustazioni di vini. In queste occasioni provavo, non sempre riuscendoci, a selezionare cosa davvero mi faceva piacere mangiare o bere e a contare durante la  masticazione per essere meno vorace visto che ho la tendenza a bere e mangiare abbastanza veloce.

Quello che mi ha reso il compito più semplice è stato il vedere la dieta non come un percorso di privazione ma come un accrescimento personale finalizzato a farmi stare bene. In generale sono convinta che le parole abbiano un peso davvero importante e che utilizzando quelle giuste si possano ottenere questi o quei risultati. Ad esempio la parola dieta è ormai demoralizzante e legata alla privazione, ma volersi bene e curare il proprio corpo e la salute non è una privazione, ma un dono che ci si fa un atto di amore verso se stessi.  Il percorso alimentare non TOGLIE, ma sostituisce.

Consiglio quindi di intraprendere questo percorso con leggerezza e senza ansia, Emanuela non vi farà morire di fame, mette pure la focaccia per colazione!

Barbara