Dimagrire è un imperativo per tutti?.In quali casi può bastare impostare una dieta equilibrata per mantenere il peso?.Fino a che punto bisogna accanirsi nella ricerca del peso estetico ideale?.E’ sempre consigliato perdere peso o ci sono casi in cui è addirittura dannoso?.
Queste sono le domande che mi sorgono quando ho richieste dimagranti bizzarre che provengono spesso da persone che non rientrano nei criteri diagnostici di un disturbo alimentare. (In questo caso infatti il desiderio di dimagrire nonostante la magrezza fa parte del nucleo psicopatologico di base).

Molti adolescenti o giovani adulti(talvolta i genitori stessi per le figlie) prendono appuntamento con il desiderio di intraprendere un regime ipocalorico.Le vedo fragili come farfalle e leggo nei loro occhi una supplica che a volte si colma di lacrime.Come se quel numero sulla bilancia fosse il passe-partout per la vita intera. In una società che mette al centro l’immagine corporea e che magnifica il corpo “perfetto”, l’insoddisfazione per la propria forma fisica è diventata la normalità. Esistono condizionamenti sottili che pregnano la nostra mente di giudizio verso di sè e verso gli altri. Il prezzo da pagare per la non accettazione di sè è però elevato.Avere aspettative irrealistiche sul dimagramento non fa che aumentare la frustrazione poichè spesso per raggiungere il peso “ideale” (mi riferisco ai pazienti con un normopeso basso) occorre seguire una dieta troppo ferrea che,non appena abbondonata,riporta l’ago della bilancia verso il proprio peso naturale. Altre volte,il raggiugimento di quel “numero tanto desiderato” non comporta nessuna modifica del modo di percepirsi.

Esistono altre circostanze che sono di ostacolo al percorso dietetico.Talvolta è emotivamente insostenibile seguire un regime alimentare.Se si soffre di depressione ad esempio occorre innanzitutto impostare una terapia adeguata con lo psicoterapeuta/psichiatra e successivamente valutare quando è il momento adatto per l’affiancamento della dietoterapia alla psicoterapia.

Una situazione singolare è quella dell‘anziano la cui priorità deve essere il mantenimento della massa e della forza muscolare.Verso i 75 anni di età emerge uno “switch”di non tossicità dell’eccesso del peso corporeo e l’aspettativa di vita maggiore è nel peso stabile.La dieta dimagrante risulta quindi poco utile. Questo lo spiega “L’epidemiologia inversa o obesity paradox” ossia la constatazione di come esistano
sottopopolazioni di persone che presentano la massima speranza di vita nell’ambito del mantenimento del corporeo e un peggioramento( in questo caso) con il calo del peso corporeo.

In tutti questi casi una dieta di mantenimento del peso corporeo è più indicata di una dieta dimagrante.Il focus va spostato dal peso all’equlibrio alimentare.Il  benessere si può infatti ottenere già seguendo un menu sano per il corpo e sano per la mente.Ossia una “dieta che non stressi” che non diventi essa stessa un problema.

Ecco dunque di seguito riassunte le condizioni che controindicano la perdita di peso:

ESSERE NORMOPESO (IMC TRA 18.5 E 24.9) E NON  PRESENTARE FATTORI DI RISCHIO CARDIOVASCOLARI.
PRESENZA DI DEPRESSIONE E ALTRE PATOLOGIE PSICHIATRICHE.
GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO.
SOFFRIRE DI UN DISTURBO ALIMENTARE ( ANORESSIA-BULIMIA NERVOSA).
AVER APPENA TERMINATO UNA DIETA DIMAGRANTE CON SUCCESSO( CALO ALMENO DEL 5/10% RISPETTO AL PESO CORPOREO INIZIALE).IN QUESTO CASO L’OBIETTIVO DOVREBBE ESSERE IL MANTENIMENTO DEL PESO PER ALMENO 6-9 MESI PRIMA DI INTRAPRENDERE UN SECONDO PERCORSO DIMAGRANTE.
AVER SUPERATO I 75 ANNI DI ETA’.

Avere la fortuna di non dover dimagrire permette di avere maggiori energie per migliorare la propria consapevolezza alimentare.Concentrarsi sull’ottimizzazione della qualità nutrizionale dei pasti e mantenere il peso sono di per sè obiettivi altrettanto nobili e salutistici.

Ecco infine,per riflettere,un video documentario sull’uso del corpo delle donne in tv: Il corpo delle donne.